VIOLENZA SULLE DONNE, NON È CAMBIATO NULLA? – 6 LUGLIO 2010

L’anno scorso c’è stata una campagna nazionale contro la violenza sulle donne, “stop al femminicidio”, alla quale abbiamo aderito anche noi, realizzando iniziative varie sul nostro territorio. Abbiamo fatto convegni, mostre, spettacoli… abbiamo avviato progetti di educazione alle differenze di genere nelle scuole…
Speravamo di contribuire a cambiare qualcosa…
Ma che cosa è cambiato? Leggo sui giornali notizie di questo tipo: qualche giorno fa un uomo già processato per stalking uccide le sue due ex fidanzate, una nel Torinese e l’altra in provincia di Cremona; un altro, carabiniere, uccide la sua ex e la getta nel Ticino per non farla trovare… E un mese fa a Gela un 25enne, guardia giurata, ha ucciso con alcuni colpi di pistola la moglie 21enne; e a Torino due casi: un uomo, separato dalla moglie, l’ha uccisa con 50 coltellate, e un 65enne ha ucciso la zia soffocandola con un cuscino… e così via…
E l’ultimo rapporto Eures/ANSA rivela che i femminicidi nel 2009 sono stati in aumento…
Ci coglie l’impotenza!
C’è stata una presa di coscienza del problema “femminicidio” in questi ultimi anni, ma le cifre della cronaca sembrano il contrario.
Sicuramente molti di questi delitti dipendono da rapporti conflittuali privati, da particolari storie personali: ma è anche dalla qualità dei sentimenti e dei rapporti umani, che si misura la civiltà di un paese.
E in che paese viviamo noi? In un Paese in cui la femmina diventa merce, intrattenimento, viene usata come prebenda nella corruzione dei potenti…
In un “sultanato” che rispetto si può avere per le donne?
É la condizione socio-culturale, e dunque politica, di un Paese intero che deve essere chiamata in causa.
E cito ancora un ultimo episodio di questi giorni (evidenziato su pochi giornali): un marito, già condannato in primo e secondo grado a otto mesi di reclusione per maltrattamenti alla moglie, è assolto dalla Cassazione perchè “il fatto non sussiste”, spiegazione: “la condizione psicologica di Roberta B. per nulla intimorita dal comportamento del marito, era solo quella di una persona scossa, esasperata, molto carica emotivamente”.
Si è indignata persino la Mara Carfagna: “In un momento in cui la violenza sulle donne affolla le cronache nere dei giornali, non posso che dirmi amareggiata di fronte a questo caso di vera e propria miopia da parte dei giudici della Cassazione”.
E Rosy Bindi ha commentato “Il maschilismo è duro a morire nella società come nelle aule dei tribunali e a maggior ragione dobbiamo continuare a difendere, con la cultura della parità, con buone leggi e vere politiche di uguaglianza, la dignità e i diritti delle donne”.
Sono d’accordo con lei: cultura della parità, vere politiche di uguaglianza, dignità delle donne… Diamoci tutte una mossa, non fermiamoci!

6 luglio 2010

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